Dott. Guido Bellocchio
Con il termine di Pleomorfismo si intende la capacità dei microorganismi di modificare la propria morfologia. La dottrina del pleomorfismo microbico afferma che, in condizioni ben precise, una particolare specie microbica può manifestarsi in differenti forme e stadi di sviluppo, dal più piccolo grado di dimensione ultramicroscopica sino agli stadi grandi, polinucleati, altamente sviluppati dei batteri e dei funghi13.
I batteri pleomorfi privi di parete cellulare, noti come L-forms, possano insorgere in vivo quando i batteri sono esposti ad agenti che interferiscono con i componenti strutturali e i processi metabolici necessari alla sopravvivenza del microbo; le L-forms pertanto sono attori chiave nella persistenza e nell’espressione della patologia nel corpo umano 9,10,12.
La L-form è considerata essenzialmente come una strategia adattativa dei batteri per sopravvivere e riprodursi in circostanze sfavorevoli. Le forme L si verificano insieme alla resistenza a fattori che innescano variazioni del loro aspetto e rappresentano varie fasi del ciclo di vita dei batteri stressati. Lo sviluppo di varie unità morfologiche di diverse dimensioni e forme all’interno della popolazione di tipo L appare in accordo con le mutevoli condizioni ambientali3,11,12. Trials eseguiti con animali da esperimento hanno dimostrato che I batteri L-form possono persistere in vivo per un lungo periodo di tempo principalmente attaccati ai macrofagi oppure al loro interno12.
La scoperta di DNA microbico e la diretta visualizzazione con metodi ultramicroscopici ha di fatto evidenziato che il sangue umano contiene un autentico microbioma, peraltro dormiente. Il termine “dormienza” in genere si riferisce a batteri che non crescono e non si replicano, mentre la “persistenza”, in senso più comprensivo, include differenti stati fisiologici dei batteri, uno dei quali è la conversione in forme L. Come già dimostrato, le L-forms sono in grado di replicarsi in modo inusuale e persistono in vivo per lungo tempo11. Inoltre le forme L si trasmettono dalla madre al feto per via transplacentare12,13.
La traslocazione di batteri “dormienti” nel sangue potrebbe provenire da parti del corpo che normalmente ospitano un proprio microbiota, come nel caso della microflora intestinale. Anche se l’epitelio intestinale crea una barriera fisica tra gli ambienti esterni e interni, si potrebbero determinare condizioni in base alle quali avverrebbe la traslocazione microbica12,16.
Un altro interessante punto di discussione è la coesistenza armoniosa tra le L-forms e l’ospite che potrebbe essere di natura simbiotica. L’esistenza di batteri simbiotici negli insetti, a questo proposito, ha fornito informazioni interessanti sulla loro capacità di evitare le risposte immunitarie e di manipolare la fisiologia dell’ospite12.
Le nostre conoscenze circa il fenomeno delle L-forms ci danno ragione di credere che esse potrebbero costituire un microflora naturale nel sangue umano. Le loro proprietà biologiche sono dovute essenzialmente alla mancanza della parete cellulare che contribuisce alla complessità delle loro apparenze morfologiche e fisiologiche. Rappresentano una popolazione eterogenea di varie cellule ed elementi, quali i grandi corpi sferici ed elementari, i filamenti giganti, le vescicole, i granuli, le forme filtrabili e le strutture membranose, che interagiscono continuamente le une con
le altre e cambiano forma e dimensione. Poiché le L-forme batteriche mancano dei peptidoglicani, non innescano una risposta immune innata4,7,12.
Proprio perché diversi Autori riconoscono nelle L-forms un estremo tentativo di sopravvivenza, le argomentazioni riguardo al loro eventuale ruolo all’interno del microbiota umano o nei processi patologici sono piuttosto limitate, anche a causa delle difficoltà di isolamento, coltivazione ed identificazione9,12; peraltro si ritrovano numerose segnalazioni del ruolo giocato dai batteri pleomorfi nella patologia umana.
Naessens ritiene che numerose malattie (artrite reumatoide , sclerosi multipla, lupus, cancro e AIDS) sono associate allo sviluppo di corpuscoli ultramicroscopici in grado di riprodursi – c.d. “somatidi”nel sangue umano dei quali descrisse, dopo osservazioni microscopiche ed elettromicroscopiche, un ciclo di sviluppo in 16 fasi di cui le prime 3 associate a condizioni di salute, e le successive 13 patologiche ed associate a condizioni di debolezza immunitaria1. Diversi altri Autori hanno segnalato collegamenti tra la presenza di forme batteriche pleomorfe e svariate situazioni patologiche tra le quali si ricordano sia malattie di tipo infettivo sia di tipo cronico-degenerativo7-10,12,14,17, come l’artrite reumatoide7,17 o altre forme di artrite12. Alcuni Autori hanno dimostrato altresì la presenza di batteri pleomorfi (forme “cell wall deficient”, granuli, forme coccoidi, spore e forme simil-fungine in tessuti in cancerosi11. La sovraproduzione di membrane da parte delle L-forms (importante per la loro proliferazione) può interferire negativamente nei processi di interazione con le cellule dell’ospite, particolarmente in processi vitali essenziali della cellula quali I meccanismi di segnalazione, la proliferazione, e la differenziazione, i quali possono essere collegati all’induzione di progressione maligna5.
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